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Editoriale – La Chiesa dopo Francesco: il tempo della gratitudine e della scelta

di Nicoletta Toselli
Alle ore 9:47 di questa mattina, 21 aprile, il cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato ufficialmente la morte di Papa Francesco. “Con profondo dolore – ha detto – devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina, il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre”. Parole semplici e solenni, che aprono una nuova pagina nella storia della Chiesa cattolica.
La scomparsa di Francesco chiude un pontificato che ha segnato profondamente il nostro tempo. Con lui, la Chiesa ha cercato i margini del mondo, ha parlato ai poveri, ha sfidato le rigidità interne e ha acceso il dibattito su temi cruciali: ambiente, pace, accoglienza, sinodalità. “Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale”, ha ricordato il Camerlengo.
Ora comincia il tempo del sede vacante. Roma si prepara al lutto, alla camera ardente in San Pietro e al funerale che potrebbe tenersi già entro la settimana. Le autorità stanno predisponendo un piano straordinario per accogliere i fedeli, con accessi scaglionati anche in orario notturno. È un addio che richiama il mondo intero, come già accadde per Giovanni Paolo II.
Nel frattempo, si muove la macchina del Conclave. I cardinali elettori si riuniranno entro pochi giorni per scegliere il successore. Tra i nomi che circolano, si fa strada il profilo di un cardinale asiatico, gesuita, con esperienze diplomatiche in territori di conflitto. Un segnale che potrebbe indicare la volontà di proseguire sulla via del dialogo globale aperta da Francesco.
Ma oggi è soprattutto il giorno della gratitudine. Per un Papa che ha saputo parlare con il cuore, che ha rotto le distanze, che ha fatto della misericordia la sua cifra. E che ora, come ha detto Farrell, “raccomandiamo all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.