Calabria

I medici cubani in Calabria, espressione di un modello sanitario di eccellenza

michelangelo tripodi

In questi giorni stanno prendendo servizio negli ospedali calabresi i primi 51 medici cubani  (13 donne e 38 uomini) giunti in Calabria a fine dicembre 2022, in base ad un accordo voluto dal Presidente della Regione Roberto Occhiuto e firmato a fine luglio 2022 con la società a partecipazione statale cubana Comercializadora de servicios médicos cubanos (CSMC).

Il soccorso cubano alla Calabria,  primo del genere nell’Unione Europea, è il frutto dell’ADPC (Accordo di Dialogo Politico e  di Cooperazione) tra l’Unione europea e la Repubblica di Cuba (Decisione (UE) 2016/2232 del Consiglio del 06 dicembre 2016).

I cinquantuno medici sono il primo contingente di un gruppo più ampio: l’accordo riguarda, complessivamente, 497 professionisti e dovrebbe aiutare, per i prossimi tre anni, il servizio sanitario regionale a rispondere all’ormai cronica assenza di personale medico specializzato.

I 51 medici cubani, in queste settimane hanno svolto un corso intensivo di  lingua italiana, presso l’UNICAL di Rende (CS).  Da oggi 23 gennaio i medici cubani cominceranno la loro attività professionale nell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria (10 nell’ospedale di Gioia Tauro, 16 in quello di Locri, 9 a Melito Porto Salvo e 16 nell’ospedale di Polistena).

L’avvio dell’operazione è stato battezzato  dall’ambasciatrice di Cuba, Mirta Granda Averhoff, che  è venuta in Calabria per incontrare i medici,  insieme al Presidente Occhiuto. Ancora una volta, come Fidel Castro aveva più volte detto in passato, “Cuba non esporta bombe, ma medici che salvano le vite”.

La scelta difficile e coraggiosa assunta dal Presidente Roberto Occhiuto, che non dimentichiamolo è espressione di Forza Italia, è stata motivata dalla condizione disastrosa in cui versa la sanità calabrese, alla quale  i 12 anni di commissariamento governativo, con la nomina di personaggi spesso totalmente incompetenti e inadeguati,  hanno dato il colpo di grazia.

E’ una scelta che sosteniamo  e condividiamo contro i tentativi di bloccare l’operazione,  anche perché si muove controcorrente:  in un mondo segnato da muri e barriere è assai importante che dalla Calabria parta un messaggio forte di apertura, dialogo e condivisione.

Oggi la Calabria è collocata all’ultimo posto della graduatoria nazionale per quanto riguarda i LEA  (Livelli Essenziali di Assistenza), mentre  ogni anno circa 300 milioni di euro del fondo sanitario regionale vengo trasferiti in altre regioni, per coprire la massiccia emigrazione sanitaria (circa il 20% dei ricoveri di cittadini calabresi viene effettuato presso strutture sanitarie del nord o comunque fuori dalla regione).

Inoltre, una parte importante delle risorse pubbliche vanno verso la sanità privata, che continua ad ingrassare, mentre cala sempre più il livello di garanzia, di tutela e di assistenza sanitaria nel settore pubblico e il diritto alla salute continua ad essere negato.

La presenza dei medici cubani servirà, quindi, ad affrontare l’emergenza di una situazione in cui è gravissima la mancanza di medici, visto che molti bandi sono andati deserti, e ad impedire la chiusura di interi reparti e di diversi ospedali, ma la soluzione definitiva dei problemi della sanità calabrese deve ancora arrivare e va ricercata ed individuata con la massina celerità.

In Calabria la sanità ha bisogno di una riforma strutturale, a partire dalla realizzazione di nuovi ospedali, dalla stabilizzazione del personale sanitario precario, dal reclutamento a tempo indeterminato dei medici e paramedici mancanti (si parla di una carenza di almeno 8.000 unità tra medici, infermieri, tecnici, OSS, ausiliari, ecc.), dall’aumento dei posti letto e delle terapie intensive,  dal potenziamento della medicina sul territorio,  garantendo i servizi sanitari fondamentali, erogando nuovi servizi e prestazioni ai cittadini, eliminando le lunghe liste d’attesa e bloccando l’emigrazione sanitaria per rendere effettivo ed efficace il diritto alla salute per i cittadini calabresi, con un’offerta sanitaria che possa essere soddisfacente.

Più in generale occorre finirla con la politica dei tagli sulla sanità, aumentando le risorse finanziarie investite nella sanità,  garantendo una sanità pubblica, efficiente, di qualità e gratuita in tutte le regioni  con un servizio universale, senza avere sanità di serie A al nord e di serie B al sud. Inoltre, occorre abolire il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina che ha provocato danni enormi  e una grave carenza di medici nella sanità italiana.

Una buona notizia, comunque, è arrivata recentemente in Calabria con l’attivazione, a partire dell’anno accademico 2023/24, presso l’UNICAL dei nuovi corsi di laurea in infermieristica e in Medicina e chirurgia: ciò, nel prossimo futuro, darà un contributo importante al sistema sanitario regionale, raddoppiando il numero dei laureati  nelle professioni sanitarie che usciranno dalle università calabresi.

Rimane il fatto che la Regione Calabria, guidata da un Presidente che non è mai stato comunista, si vede costretta a “chiedere aiuto ai comunisti” (come, d’altronde, hanno scritto i giornali di destra per attaccare questa operazione), riconoscendo l’eccellenza di un modello sanitario di un paese come Cuba, che è bersaglio della destra neoliberista mondiale ed europea perché, nonostante l’embargo statunitense che dura dal 1962, è riuscita a costruire negli anni un sistema sanitario, educativo, sportivo e culturale di eccellenza, esempio per tutti i paesi in via di sviluppo.

Che i medici cubani aiutassero a salvare  vite in ogni parte del mondo era una realtà conosciuta da tempo, ma non pensavamo mai che questa missione avrebbero dovuto compierla in una regione della ricca e potente Europa capitalista.

Evidentemente il mondo sta cambiando e questi sono i segnali che sono possibili anche cambiamenti positivi.

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