Reggio Calabria

Massimo Ripepi “per la realizzazione dei murales l’amministrazione Falcomatà è trasparente come il carbone”

massimo ripepi

La trasparenza ha il colore del carbone per la Giunta Falcomatà. Un qualunque cittadino, se deve dare seguito ad un’opera privata o pubblica, prima di tutto deve accogliere un procedimento burocratico, che spesso si perde nelle lungaggini dei pareri tecnici e delle autorizzazioni o delle concessioni del suolo pubblico.

E’ solo un banale esempio, ma rende perfettamente l’idea, e cioè che quando si è al potere lo si può usare ad uso e consumo personale, cosicché quando è l’amministrazione in carica a dover allestire l’opera pubblica, utile eventualmente anche a fini propagandistici, le norme in merito agli iter da seguire non fanno testo.

E quindi, siccome il 25 aprile incombeva, la giunta Falcomatà ha ritenuto opportuno, a suo piacimento, dare seguito ai murales di Largo Botteghelle senza però preoccuparsi di spiegare ai reggini come si è proceduto nel criterio di selezione, quanti soldi sono stati spesi, quanti preventivi ha visionato l’amministrazione prima di affidare i lavori, quali pareri sono stati prodotti dagli organi competenti, quali considerazioni ha fatto per esempio l’ATERP.

Tutto questo dimenticando, soprattutto, di interpellare in una seria e serena discussione gli attori del consesso civile. Di fatto è, che la determina di affidamento dei lavori non esiste o comunque pare scomparsa nel nulla, e che la somma impegnata per il singolo murales non è ben chiara: forse un decimo, forse un nono. Forse l’assessore Scopelliti ha qualche problema con l’economia locale.

Quale esempio istituzionale di fronte ai cittadini se non quello di offendere la legge, la Città Metropolitana e i suoi abitanti? Checché se ne dica, l’incompetenza procedurale adottata per la realizzazione dei murales, fa vergogna a quelle stesse figure ivi rappresentate, che tanta parte hanno avuto nella costruzione di un concetto sano di libertà e democrazia.

Ora la libertà, per i tecnici e gli assessori di Falcomatà, fa rima con “libertà di fare come ci pare”, all’occorrenza anche sugli atti e sulle spese pubbliche, da sottoporre per obbligo di legge, ad un iter in cui tutti i rappresentanti di quel pubblico, abbiano piena contezza di come i soldi dei cittadini vengano spesi e perché.

Per turare la bocca a chi pensa che la polemica sia stata sollevata per questioni ideologiche, diciamo subito che l’opera in sé e la sua parte concettuale, non sono il motivo scatenante, sicché se c’è vera libertà tutti hanno diritto di esprimersi, ma il contraddittorio sorge laddove una giunta sempre disposta a sbandierare proclami di legalità, non abbia saputo predisporre per tempo e in totale visibilità, il metodo di acquisizione dei lavori in questione, limitandosi ad una delibera, la n. 67 del 7 aprile 2021 con cui si impegnava la somma di 210 mila euro per le suddette opere.

Somma, che rimanda al capitolo di spesa riguardante in toto provvedimenti per la promozione della cultura, ma non la singola opera. E questo in sfregio alla situazione di devastante degrado urbano, sanitario ed economico in cui versa Reggio Calabria, e che certo di decoro ne avrebbe fin troppo bisogno.

Dunque occorrerebbero appena 10 giorni per deliberare lavori di riordino e ripulitura dei quartieri e delle strade, esattamente come per i murales: basterebbe volerlo.

Eppure ad oggi, non sono bastati cinque anni di amministrazione Falcomatà per riuscire a risolvere la questione dell’immondizia.

Stando così le cose, come presidente della Commissione Garanzia e Controllo del Comune, a tutela dei cittadini, ho chiesto l’accesso agli atti, ho chiesto una interrogazione scritta entro i prossimi 10 giorni, perché gli addetti chiariscano alla città e convocherò in commissione sia il sindaco che l’assessore, perché questa “svista” del primo cittadino non eguagli la vicenda Miramare e non metta la pietra tombale su tutti gli esponenti delle istituzioni, ovvero su tutti quelli per i quali la chiarezza dell’agire non rappresenta un optional.

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