Reggio Calabria

Reggio Calabria: L’Avo vicina a chi soffre, momenti di gioia nel presidio Riuniti del GOM

La magia del Presepe e la bontà di pensieri affettuosi, dolci come le caramelle custodite in fondo ad una calza donata con un sorriso. Così nei reparti di Pediatria, Malattie Infettive e Covid del presidio Riuniti del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria, la gentilezza di gesti nati dal cuore ha illuminato le recenti festività natalizie delle persone ricoverate. Con il supporto del personale sanitario,  i volontari e le volontarie Avo – associazione Volontariato Ospedaliero – hanno allestito nel reparto di Pediatria un presepe e hanno animato queste feste così particolari con significative e discrete iniziative.

Grazie alla preziosa e immancabile collaborazione del personale di reparto, la consegna di calze con dolciumi nel giorno della Befana ai bimbi e alla bimbe ricoverati in Pediatria ha fatto seguito al recapito speciale, ai pazienti del reparto di Malattie Infettive e del reparto Covid del Gom di Reggio Calabria, di bigliettini di auguri scritti dalle alunne e dagli alunni di alcune scuole primarie della Città.

“Abbiamo voluto lasciare un segno di gioia – ha sottolineato Teresa Alessandrello, responsabile del reparto di Pediatria – nonostante il momento di difficoltà che stiamo attraversando e le tante restrizioni che limitano il nostro contatto con i bambini e con le altre persone ricoverate. Ringrazio tutti i volontari che hanno collaborato, i bambini che hanno scritto i bigliettini e il personale dei reparti che ha reso possibile la realizzazione di queste iniziative”.

“Il Natale in ospedale e la Befana in Pediatria – ha spiegato Roberta Zehender, presidente dell’Avo reggina – continuano a rappresentare due appuntamenti importanti, nonostante il delicato frangente che stiamo vivendo. Abbiamo voluto declinarli nel modo che i tempi hanno reso possibile perché ci tenevano particolarmente ad esserci, a restare accanto. L’associazione rimane infatti viva e, nell’attesa di rientrare in reparto, cammina vicino alle nuove solitudini che la pandemia inevitabilmente porta con sé”.

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