Arte e cultura

“In Onore della storia” le riflessioni di Cosimo Sframeli

Il giornalista della Gazzetta del Sud, dott. Enzo Verzera, felice memoria, rievocò le dolorose vicende del popolo messinese durante le terribili incursioni aeree da parte dei quadrimotori aerei americani e inglesi, durante l’estate 1943. Lo stimato autore documentò la tragedia dei cittadini innocenti falciati anche nei pressi dei ricoveri. Enzo Verzera raccontò quanto accadde in quei giorni con la pubblicazione del libro “MESSINA 1943” Ed. GBM. A distanza di ottanta anni dai tragici e dolorosi bombardamenti, nel mese di novembre 1979, il Presidente della Repubblica On. Sandro Pertini decorò la città di Messina della medaglia d’Oro al Valor Militare, appuntando egli stesso la decorazione sul gonfalone, con la seguente motivazione: “Già duramente provata dall’immane tellurico del 1908, risorta, è stata, durante la guerra 1940 – 43, dapprima obiettivo d’incessanti bombardamenti aerei, poscia, nel periodo dell’invasione dell’Isola, campo d’aspra e lunga lotta che la martoriò e distrusse. La sua popolazione, affamata, stremata, dolorante, sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria. Sicilia, guerra 1940 – 43”.

La Giunta Comunale di Messina, in coincidenza del 50° anniversario di quella drammatica stagione di guerra, decideva e apponeva sulla parete laterale del ricovero “Santa Marta” una targa marmorea, che ammoniva: “NO ALLE GUERRE NO ALLA VIOLENZA”. L’epigrafe descritta fu scoperta dalla signora Rosa, vedova Verzera, nel mese di luglio 1993.

Oggi, a distanza di tanti anni, il prof. Calogero Centofanti, anima del Movimento Nuova Presenza Giorgio La Pira, collaborato dal dott. Letterio Sciliberto, invita le competenti autorità affinché nella lapide alterata dal tempo, in cui sono sbiadite le parole, sia eseguito un modesto, ma significativo restauro. Auspica, altresì, che i rintocchi della campana del “Cristo Re” ritornino a echeggiare nelle vie della città a rievocare la memoria, mai assopita, degli innocenti che inermi tributarono la propria vita; pregarono più degli altri per la pace per non patire o portare ferite e cicatrici più profonde della guerra. Summum ius summa iniuria. Sono essi il modello di valori e ideali di pace da non dimenticare mai. Gemettero incatenati nella loro condanna, ma consacrati alla gloria.

Cosimo Sframeli

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