Reggio Calabria

Alla biblioteca De Nava l’incontro «Perugino, il meglio maestro d’Italia»

Giovedì 23 febbraio 2023 alle ore 17,00 presso la Sala Giuffrè della   Biblioteca Pietro de Nava si inaugura un ciclo di incontri sul tema: “l‘Arte italiana tra il XV e il XVI secolo: la civiltà delle botteghe” promosso congiuntamente, con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria, dall’Associazione Culturale Anassilaos, dall’Aiparc (Associazione Italiana Parchi Culturali, dalla Biblioteca “Pietro de Nava”. Tema del primo incontro “Perugino «il meglio maestro d’Italia»” (1445-1450-1523) a Cinquecento anni dalla scomparsa dell’artista avvenuta nel febbraio del 1523. Interverranno Irene Calabrò, Assessore Cultura Comune di Reggio Calabria; Irene Tripodi, Presidente Nazionale Aiparc; Stefano Iorfida, Presidente Associazione Anassilaos; Daniela Neri, Responsabile Biblioteca De Nava. La relazione sarà tenuta da Salvatore Timpano, esperto d’arte e Direttore del Dipartimento Arte e Patrimonio Culturale Materiale ed Immateriale AIPARC. Maestro di Raffaello Sanzio, Piero Vannucci (1445/50-1523), detto il Perugino, nato, formatosi e morto in Umbria, fu tra i maggiori artisti che operarono tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento.

Ebbe forse la sfortuna di una vita troppo lunga per la media dell’epoca (settanta anni) e di assistere a quella vera e propria rivoluzione artistica  prodotta  dai tre grandi del Rinascimento (Leonardo, Raffaello, Michelangelo) per cui la sua arte e le sue indubbie qualità pittoriche,  che pure lo avevano portato a lavorare con notevole apprezzamento nei centri artistici più rinomati della Penisola (Firenze e Roma), ad un certo punto apparvero obsolete e superate al punto da costringerlo a ritornare in provincia, nei piccoli centri, dove ancora la sua pittura, poco innovativa e quasi ripetitiva, poteva ancora apprezzata.  Era stato debitore di due grandi scuole: quella indiretta di Piero della Francesca, che aveva lasciato un’impronta profonda nell’ambiente umbro-marchigiano, e quella fiorentina del Verrocchio, di cui Perugino fu allievo negli anni 1470-72. La sua opera rappresenta, dunque, un riuscito tentativo di sintesi dei risultati raggiunti dai maestri della prima generazione del Rinascimento. L’’opera del Vannucci, insuperato maestro della pittura ad olio, fu a lungo ammirata per la capacità di fondere i colori e i paesaggi con i teneri sentimenti espressi. Le sue figure sono di norma inquadrate da semplici architetture prospettiche o si stagliano sul tenero paesaggio umbro e ognuna vive un proprio mondo sovrannaturale, come estraniata dalla realtà contingente.

Le sue Madonne sono sempre dolci e angeliche, assorte e contemplative e i loro gesti ed espressioni mostrano una pietà affettuosa e rassegnata. La sua formula compositiva fu molto apprezzata dal pubblico e l’artista organizzò una vera impresa commerciale, coordinando numerosi aiutanti ed allievi mentre i suoi dipinti, ricercatissimi e ben pagati, fecero prosperare le sue
botteghe di Firenze e Perugia. L’epilogo del suo itinerario artistico e spirituale fu comunque segnato da molte amarezze poiché il gusto dei committenti (i Pontefici soprattutto) si volgeva ad altro ed egli ebbe a subire, ancora da vivo, l’onta dei suoi affreschi che venivano cancellati per dare spazio ad opere più moderne. Cosìavvenne nel 1534 – egli era già morto – allorquando per fare posto al Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina fu abbattuto il suo grande affresco che rappresentava l’Assunta con papa Sisto IV inginocchiato.

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