Cronaca

Gdf Catanzaro: frode sui crediti di imposta Covid 19

In data 23 aprile 2024 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati
dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza con la quale il G.I.P. presso
il Tribunale di Catanzaro ha disposto, per la durata di dodici mesi, l’applicazione di misure interdittive
nei confronti di tre soggetti per la ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vari titolo
ipotizzati, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e di truffa aggravata
per il conseguimento di pubbliche erogazioni nel quadro di un illecito sfruttamento dei vantaggi fiscali
previsti per l’attuazione delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19.
Per due soggetti imprenditori, è stata disposta la misura interdittiva dall’esercizio dell’attività
imprenditoriale; per un commercialista è stata disposta quella del divieto temporaneo di svolgere attività
professionale.
Contestualmente, è stata data esecuzione al sequestro preventivo di oltre 2,7 milioni euro corrispondenti
al valore di crediti di imposta ipotizzati come inesistenti e di ulteriori 765.000 euro quale illecito profitto
dei reati contestati.
I provvedimenti emessi su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro scaturiscono dalla
complessa attività di indagine svolta dal Nucleo di Polizia Economica -Finanziaria di Catanzaro.
Le complesse indagini hanno consentito di delineare – nella fase delle indagini preliminari che necessita
della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa – la gravità indiziaria circa la
sussistenza di un’associazione a delinquere che, attraverso un articolato sistema di emissione di fatture
per operazioni oggettivamente inesistenti, si sarebbe adoperata per acquisire, in modo fraudolento, crediti
di imposta (a fronte di prestazioni mai effettuate di sanificazione e adeguamento dei locali commerciali
in funzione anti-pandemica) successivamente utilizzati in compensazione di debiti tributari da parte di
alcune società riconducibili a uno degli associati o “monetizzati” attraverso la cessione a terzi in buona
fede, fra cui Poste Italiane spa (per circa un milione di euro), traendo in inganno l’Agenzia delle Entrate
e causando un ingente danno per l’Erario.
Il procedimento penale pende nella fase delle indagini preliminari.

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