In data 26 marzo 2024, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Roma, e ufficiali giudiziari dell’Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti hanno dato esecuzione al sequestro conservativo, fino a concorrenza di oltre 5 milioni di euro, richiesto dalla Procura Regionale presso la Corte dei Conti per la Calabria, guidata dal Presidente Romeo Ermenegildo Palma, ed accordato dal Presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per
la Calabria, nei confronti di un ex Direttore Generale ed un ex Direttore Amministrativo dell’A.O. “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro (oggi A.O.U. “Renato Dulbecco”).
La vicenda, vagliata ed esitata dal sostituto procuratore generale Gianpiero Madeo sotto il coordinamento del Presidente Palma, scaturisce dalle indagini svolte dal Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro che hanno consentito di
ipotizzare un rilevante danno erariale derivante dal mancato introito di ingenti somme nelle
casse dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, a causa di un anomalo
accordo transattivo stipulato con la clinica privata Villa Sant’Anna spa.
Nel dettaglio, l’Azienda Ospedaliera vantava cospicui crediti nei confronti della casa di cura
a seguito della cessione di sangue e di prodotti emoderivati e aveva avviato nei suoi
confronti due distinte procedure esecutive ottenendo i relativi decreti ingiuntivi, opposti da
Villa Sant’Anna con l’instaurazione di due paralleli contenziosi civili.
Tuttavia, nonostante una prima pronuncia giudiziale favorevole per l’Azienda ospedaliera
pubblica, il management di quest’ultima, nell’anno 2014, decideva di stipulare un accordo
transattivo con l’impresa debitrice, volto a dirimere le controversie pendenti. Le parti,
dunque, si accordavano per chiudere i contenziosi con la corresponsione all’ente pubblico,
da parte di Villa Sant’Anna, di una cifra assai ridotta rispetto a quella pretesa e in gran parte
già riconosciuta come dovuta dal giudice civile, cagionando così un danno erariale di oltre
5.000.000 di euro.
Secondo l’invito a dedurre notificato dalla Procura contabile ai due dirigenti, l’attività
amministrativa sarebbe stata realizzata attraverso l’approvazione di atti illegittimi in quanto
non formalizzati e non iscritti a bilancio dell’A.O. ed emessi in violazione degli ordinari
procedimenti previsti dalla legge per la conclusione delle transazioni e, in definitiva, avrebbe
consentito all’impresa privata di ottenere un vantaggio assolutamente immotivato e
irragionevole.
L’attività svolta testimonia il costante presidio assicurato dalla Corte dei Conti e dalla
Guardia di Finanza nella tutela della spesa pubblica e, in particolare, nel settore sanitario,
finalizzato alla repressione delle più sofisticate forme di illecita gestione delle risorse
pubbliche e delle frodi ai danni dello Stato garantendo che quanto versato dai cittadini con
le tasse torni alla collettività attraverso efficienti servizi.