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Sanremo: la prima puntata del festival parte col botto “tante emozioni, novità e piacevoli conferme”

sanremo 2020

Sul palco dell’Ariston è stato dato il via alla 70esima edizione del Festival della canzone italiana, la prima condotta da Amadeus. Sul palco insieme a lui Diletta Leotta e Rula Jebreal, presenti oggi alla conferenza stampa d’apertura insieme a Nicola Savino, conduttore de
L’Altro Festival.

Apertura da “catechesi” di Don Rosario Fiorello tra il pubblico dell’Ariston che predica bene, ma razzola male. La sua vena ironica non risparmia anche per la prima serata le polemiche sui vari ospiti che hanno dato forfait, dalla Bellucci a Jovanotti, senza esclusione di colpi.

Spalla, o forse secondo conduttore, il Rosario Nazionale ha detto, punzecchiando i vertici della comunicazione governativa “Sarò il suo Rocco Casalino di Amadeus, lui l’amico di una vita”. Tra luci futuristiche ed effetti speciali apre le danze Amadeus che fa sbocciare la meravigliosa scenografia che richiama in tutta la sua essenza la Città dei Fiori.

Un po’ teso, ma elegante in giacca di lurex, Amadeus ha dato il via alla settantesima edizione del Festival di Sanremo. “Benvenuti” ha detto scendendo dalla scalinata e con la scenografia che armoniosamente lo accompagnava. Quando, 35 anni fa, ho cominciato questo mestiere, e da Verona andavo a Milano, avevo un sacco di sogni. E questo è il sogno più grande.

A Milano ho conosciuto un altro ragazzo col quale ho condiviso una promessa: essere insieme sul palco di Sanremo”. Trentacinque anni dopo Fiorello ha mantenuto la parola.

La serata di apre con le nuove proposte. Quattro i duelli, divisi due questa sera e due, invece, per domani. Chi passa va dritto in semifinale. A votare sarà solo la giuria demoscopica, composta da trecento “ampi fruitori” di musica.

I primi a sfidarsi gli Eugenio in via di gioia e Tecla Insolia, con una vittoria estremamente di misura (50,6% dei consensi) che vede passare quest’ultima con un brano non proprio giovanile, ma molto ben eseguito. Interessantissima l’esibizione degli Eugenio in via di gioia, pregna di spettacolo ed espressività. Un peccato l’esclusione.

Il secondo duello ha visto protagonisti Fadi e Leo Gassman, che sereno e sorridente coinvolge il tutto il pubblico sanremese passando il turno con il 54% dei voti e con un’esibizione di buon livello.

Non sfigura Fadi che, con un saluto spontaneo alla propria terra (la Romagna, ndr.), scarica tutta la tensione e dimostra ancora una volta il suo essere genuino. Sulle note di Domenico Modugno entra Tiziano Ferro che incanta l’Ariston con “Nel blu dipinto di blu”, canzone simbolo del Festival di Sanremo. Dalla scalinata scende Diletta Leotta, che rompe la scena con un fascino Disney con un vestito da mille e una notte.

Parte la gara che vede alternarsi Irene Grandi, testo buono, ma musicalità estremamente discreta Rita Pavone, “maschiaccio” con un rock allo stato puro. Esibizione più discussa della serata, non per la musica, ma per il vestire, quella di Achille lauro.

Scalzo, coperto da un mantello, si spoglia cinque secondi dopo l’inizio della propria esibizione, “fregandosene” (proprio come il suo brano, ndr.) della sua silouette troppo in vista dalla calzamaglia dorata, firmata da Gucci. Una rivisitazione non riuscita di Renato Zero in chiave 2.0.

Elegantissima ed eterea, sul palco del Festival, arriva Rula Jebreal. La giornalista palestinese invita tutti a fare “un passo avanti”, oltre le critiche, oltre il rumore e le convinzioni delle polemiche. Prosegue la gara con Diodato, la prima canzone dallo stile davvero sanremese, “Fai rumore”, Le Vibrazioni, che portano sul palco la lingua dei segni che si presta, anche nel ballo, a far da cornice ad un sound rock anni 70 estremamente apprezzato.

Direttamente dal Maracanà arriva la gag di Diletta Leotta, che intervista un improbabile “Amadinho” a bordo campo, precedendo i primi veri ospiti internazionali del Festival: Albano e Romina Power. “I miei genitori pop”, come presentati da Romina Carrisi, figlia dei due, inciampando durante la discesa.

Dopo i grandi successi di Sanremo, il duo presenta, dopo venticinque anni di inattività, l’inedito “Raccogli l’attimo” scritto da un Cristiano Malgioglio in forma e in rosso sgargiante. Dirige l’orchestra l’amatissimo Beppe Vessicchio, che torna dopo una incomprensibile assenza, a dare il la all’orchestra di musica leggera del Festival di Sanremo.

Interpretazione a parte, in evidente playback, lo stile tipico del ciuffo bianco fa ballare tutto l’Ariston. La gara prosegue con Anastasio che, tra i preferiti di Amadeus, con “Rosso di rabbia” giustifica in parte i super voti ricevuti dalla stampa che ha preascoltato il pezzo. Mash-up di rock e rap che fa andare su di giri anche la regia di Rai 1.

Tiziano Ferro, con una voce rotta dall’emozione, commuove l’Ariston con una interpretazione, non eccessivamente precisa, ma in suo pieno stile, di “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini, Mimì.

Diletta Leotta, con un monologo accompagnato da una melodia strappalacrime, si toglie qualche sassolino dalla scarpa prima e commuove poi. “Sono qui perché sono bella, ne sono consapevole” dice ironicamente “Io non ho paura del tempo e ringrazio mia nonna per avermi accompagnato nella consapevolezza della vita”.

Dopo la Leotta neanche i quattro super ospiti attori (Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Michaela Ramazzotti) hanno potuto mantenere l’attenzione così alta quanto lei. Un gradito ritorno all’Ariston di Favino che canta con i suoi colleghi la soundtrack del nuovo film di Muccino firmata Baglioni, quest’ultimo mai nominato (un po’ di stizza da parte di mamma Rai?).

Come anticipato da Amadeus, il momento di riflessione è affidato al monologo di Rula Jebreal. La giornalista Palestinese parla delle tante donne torturate, uccise, infamate e poco rispettate ancora. Struggente il racconto del suicidio della madre e delle “favole” che si raccontava con le compagne di orfanotrofio.

Poi punta il dito contro la magistratura: “Potreste chiedermi com’ero vestita ieri sera sul palco di Sanremo. Non chiedete alle donne vittime di stupro com’erano vestite e se l’avessero meritato per questo”.

Emma Marrone viene richiamata da Amadeus sul palco e canta i suoi successi. Evidente lo stato di salute della cantante che è costretta ad una performance castrata per quanto concerne l’estensione vocale. Dopo l’esibizione è stata la prima artista nella storia del Festival ad uscire dall’Ariston e ad andare sul palco di Piazza Colombo per il “Festival fuori dal Festival”.

Sul palco del Festival Elodie, che spacca letteralmente il ritmo della serata con un pezzo altamente radiofonico e cucitole addosso da Mahmood, Bugo e Morgan, che graffiano con un’eclettica esibizione nel loro puro stile, Alberto Urso, che piace e non dispiace con la sua accennata lirica Riki, che si rivela probabilmente la delusione della serata.

A chiudere in bellezza, invece, Raphael Gualazzi con un connubio perfetto con una coloratissima band jazz. Terminate le esibizioni, viene subito resa nota la classifica stilata sui voti dei trecento giurati della demoscopica. A svettare sono Le Vibrazioni, ultimi Bugo e Morgan.
A chiudere Nicola Savino in diretta su RaiPlay con L’Altro Festival.

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