Arte e cultura

Meditare: solo nel silenzio è possibile

Un mondo costantemente rumoroso è quello che stiamo, drammaticamente, vivendo in questo periodo. Dopo la pandemia (quando ci siamo tutti sorpresi per le nostre città in quel caso tristemente silenziose) abbiamo ripreso, in modo ancora più frenetico, il nostro vivere. Ma la qualità è peggiorata. Ora avvertiamo la necessità di “godersi”, ciascuno, il proprio momento di silenzio. Un silenzio che oggi pare essere uno dei grandi lussi, se non il lusso per eccellenza, della nostra frenetica società ogni giorno meno tollerante ed alla ricerca spasmodica di lakes.
Un silenzio che è diventato, a dir poco, impossibile da ottenere nel nostro mondo ipertecnologico, motorizzato, privato di qualsiasi forma di quiete. Non é necessario esporsi ai Social Network e Media per guadagnare consensi, anzi è spesso dannoso e l’esposizione non giova. E se questo risulta vero per ciò che è il mondo “esterno” al nostro essere, per certi aspetti risulta ancora più vero al nostro essere ”interno”; il silenzio nella nostra testa, di fatto, non tace mai!
E cos’è il rumore che sentiamo? È quella rete, incontrollabile, di pensieri che a sua volta è un po’ figlia della tecnologia esasperata che ci pervade. Perché non fermarci e “sentire la voce del silenzio”? Sentiamola, sarà benefica e finiremo col meditare sul nostro agire. Il silenzio eleva, genera gioia e predispone all’altruismo.
La vita quotidiana impone di svolgere una serie di pratiche ininterrotte che ha un riflesso sulla nostra attività cerebrale. Un’attività moltiplicata all’ennesima potenza fa sì che la nostra testa non smette mai di “parlare”. È questo rumore di fondo, inesauribile, rappresenta forse il peggior nemico della nostra felicità, ci rende incapaci all’ascolto di noi stessi, in primis, ma anche dell’altro: non dobbiamo permettere che le parole rompano il silenzio! Per vederlo, sentirlo, riconoscerlo occorre fare un minimo di silenzio; così senti la “sua voce” dentro di te e riesci a vedere il volto delle amate “cose” perdute e quelle cose da gettare via.
Pensiamoci un attimo. Siamo quasi tutti colpiti da una sorta di terrore del vuoto perenne. Tanto che, quando accidentalmente si crea un po’ di silenzio in un contesto in cui ci sono più persone, cadiamo quasi in imbarazzo. Un imbarazzo che ci costringe a rompere immediatamente quel silenzio. Noi adulti siamo incapaci di reggere un tempo di silenzio prolungato che ci porta a cercare in modo smanioso qualsiasi rumore.
C’è chi desidera il silenzio – e vorrebbe preservare almeno quelle pochissime oasi rimaste in questo senso – e chi, invece, ritiene che il silenzio non sia un “valore”, da dover essere preservato sempre e comunque. Il silenzio invece è vitale, oggi lo è più che mai! E ce n’è sempre più bisogno. La gente, col tempo, lo percepisce sempre più come l’aria necessaria per respirare, per poter vivere.
In un contesto in cui il rumore sembra avere la meglio, in cui le parole perdono di significato, la nostalgia del silenzio e l’aspirazione a ritrovarlo si acuiscono e ci liberano dal peso di dover stare sempre sul chi-va-là.
Allora? É Il silenzio la chiave per recuperare il senso della nostra vita!

Giuseppe Pardo

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